SBADIGLIO TENACE | Reading letterario
La silloge “Sbadiglio tenace/buco lo stupore” di Rossella Gorgoglione presentata a Trieste
(EDIZIONI TERRA D’ULIVI) , SILLOGE PRIMA DI ROSSELLA GORGOGLIONE
Lucana, di Montalbano Jonico, è nata il 24 ottobre 1990. Frequenta il liceo linguistico di Matera dove, oltre a coltivare la passione per il francese, l’inglese e il tedesco, s’innamora della letteratura, specialmente di quella italiana.
Rimane affascinata dalle letture di Dante, Petrarca e Ariosto, e poi incontra Leopardi, per il quale nutre amore e odio. Successivamente raffina la sua sensibilità poetica con la conoscenza di Pascoli e specialmente con il lato perverso del suo dolce e agognato fanciullino. Si appassiona alla raffinatezza di D’Annunzio, alla modernità di Montale, alle figure di Pirandello. Frequenta il quarto anno di liceo in Belgio, nelle Fiandre, dove ha occasione di migliorare le sue doti linguistiche e di imparare l’olandese. Per un anno non torna in Italia, né vede la sua famiglia.
Dopo la maturità linguistica conseguita nel 2009, realizza il suo più grande desiderio, studiare al prestigioso IUSLIT di Trieste. Si laurea nel 2012 e al momento è laureanda in Traduzione Specialistica e Interpretazione di Conferenza. Questo percorso le ha permesso di studiare la lingua in sé, prima ancora che potesse raggiungere una forma letteraria. Si avvicina alla linguistica e alla sociolinguistica, che le permettono un confronto continuo con i dialetti, specialmente quello lucano, e con le sue lingue di specializzazione, il francese e lo spagnolo.
Durante l’università ha un rapporto più intimo con la letteratura, il teatro e la poesia, e resta affascinata da Cesare Pavese, Vittorio Bodini, Patrizia Cavalli. Per la prima volta scrive. Afflitta da sempre dal senso del non ritorno e dal sublime dell’unicità di ogni istante, che è stato e mai più sarà, decide di accettare il continuo fluire delle cose non senza disperazione, malinconia e languore, vivendone a pieno i profumi e le sfumature, con resilienza e ironia, senza vanificarlo, continuando a conservarne pazientemente i ricordi, le esperienze, le sue poesie. Attingendo dal quotidiano che la circonda.
L’INTERVISTA | SCRIVERE, UN BISOGNO PERSONALE… ROSSELLA SI RACCONTA ALLA STAMPA
“Il tuo cuore frigge di vibrazioni di ghiaccio. Sei una piscina verde sul soffitto. Lingua che nuota in un unguento inguinale. Quadro appesa in aria”. Ti senti intesa nella tua originalità?
“Prima che pubblicassi le mie poesie, alcuni amici lettori intravedevano una forma di erotismo. Il bello della poesia è che ognuno puòvedere quello che vuole. Sono per alcuni una poetessa incomprensibile. Secondo me però non tutto deve essere per forza compreso. L’arte non va per forza capita, ma vissuta. L’importante è che sia arrivato qualcosa, leggendomi. Non importa se ho recato fastidio o felicità. Se provoca scossoni, significa che ha funzionato nel suo intento. Non vorrei mai l’asettico”.
Leggendo a tratti qualche poesia, subito lo sguardo cade su “M’istupisco”.
“Non chiedermi il perché, perché non lo so. Da istupire, essere preso da meraviglia con notevole rialzo del sopracciglio sinistro”.
Sbadiglio tenace buco lo stupore. Cioè?
“È nato in modo bislacco. È una frase composta da me per caso, tempo fa, con delle calamite scritte che ho fissato sul frigo della casa in cui vivo, a Trieste. Mi soffermavo spesso a leggerla, e quando l’editore mi ha chiesto quale avrebbe dovuto essere il titolo del mio libro, la frase scritta per la casa è diventata la frase di copertina. Per mesi osservavo quella scritta percependola come un quadro surrealista: una bocca grossa come un buco nero che sbadiglia, e un arcobaleno che fuoriesce lateralmente”.
Cosa significa per te vivere?
“Oh Dio! Cos’è vivere?” Risponde di getto. Ma poi si guarda attorno, prende, mangia e parla: “Significa che mentre sto masticando questo mais tostato, ne assaporo il croccante e il piccante nel finale”.
Com’è il leggersi a libro aperto?
“Mi commuovo quando mi leggo. In pubblico sfogliarmi è come avere la sensazione di spogliarmi di un indumento alla volta sino a diventare nuda. Un pensiero che ho elaborato leggendomi è che bisogna meravigliarsi delle piccole cose. C’è una grande forza evocativa nelle semplici parole, nelle semplici azioni. Proprio comeil fingersi in altari di luce colorata o quel semplice gesto di mettere il sale sull’uovo appena fritto. Vedi quanto è magico fare questo gesto con le dita! Quasi come se fosse una pozione magica”.
Tratti di Rossella?
“Malinconica, ma sembro l’opposto. Curiosa, ma mi piace stare con me stessa. Paziente, anche se ingigantisco tutto. Predico la lentezza, perché questa salverà il mondo, perché questa è la mia difesa. Mi piacciono i contrasti: frangetta corta e capelli lunghi”.
Montalbano o Trieste?
“Che domanda! Sono due cose diverse, ma in entrambe le città c’è il mio cuore. Ogni partenza, ogni distacco per me è una condanna, ma più si razionalizza la partenza, più l’arrivo sarà morbido”.
Alla domanda su quale fosse il suo colore preferito, sorridendo, dice: “Ovvio, il rosso”. Rosso come il rossetto che colorano le sue labbra mentre si racconta. Poi, apre il libro, pagina 40, e legge: “Rosso come il pensiero che mi affoga e tinge le lenzuola bianche dopo una notte dello stesso colore”. Presentate in ordine cronologico e a passo con il trascorrere delle emozioni, le sue poesie non hanno titolo. Pensieri interamente scritti con penna e quaderno. In tutti c’è una sua catarsi, uno stacco ironico, quasi inaspettato: “Lo chiamavano amore, invece è così amaro. Ne prendo due”. La sua è una scrittura surrealista. Erano epifanie, le immagini che le si presentavano all’improvviso, così come la necessità di scriverle, anche di notte quando si svegliava. Si stupiva per tutto. Vedeva la routine diventare originale. Quando scriveva era immersa, tutto si animava e gli odori prendevano forma, proprio come quella tazza a fiori blu che odoravano di bucato. Cose di te che non abbiamo detto?
“L’acqua è un mio rigeneratore. Mi reco al molo di Trieste per calmare i miei tumulti. Ci vado quando sto male, anche solo per guardare il mare. Lì si resetta tutto. Prendo le valigie, vado al mare, le lascio e me ne vado. Tutto quello di cui abbiamo bisogno è dentro di noi. Ah ecco, amo cucinare. La cucina è il luogo in cui vengono concentrate le sinestesie”.
tratto dall’intervista di Cristina Longo per www.ilmetapontino.it
Presentazione e reading di poesie tratte dal libro “Sbadiglio tenace / buco lo stupore” della poetessa Rossella…
Pubblicato da Atelier Home Gallery su Mercoledì 16 dicembre 2015